giovedì 15 ottobre 2009

Carovana di sogni


Eccoci, tutti: in una carovana di sogni.

Una carovana, ma un sogno - un sogno ma una carovana.
E noi sappiamo riconoscere i sogni.
La speranza è là.

Bahaudin Naqshband

moschea di cordova - archi


The worker is hidden in the workshop

La Zattera

Il sé reale, il sé interiore dell'essere umano è imprigionato. Due fattori lo mantengono così: le supposizioni e l'attività dell'io secondario e ivincoli, superficiali, ma potenti, del condizionamento e dell'ambiente. Il Sufi deve fare ciò che può per entrare in contatto con il sé interiore e, attraverso la sua collaborazione, eludendo e annullando gli effetti dell'opposizione, aiutare nell'autorealizzazione.


Immaginate un uomo che intenda liberare un prigioniero da un castello in un'isola. Costruisce una zattera di giunchi, appena sufficiente a sopportare il suo peso, e naviga di notte fino alla spiaggia davanti al castello. I soldati di guardia vedono la zattera e vi montano subito sopra. Perciò la zattera affonda, mentre il soccorritore si nasconde nel buio. "Questa zattera non è un granché; è affondata non appena vi siamo saliti sopra. Non si tratta di un tentativo serio".

Essi giungono inoltre alla conclusione che il prigioniero non possa scappare, visto che la zattera è affondata. alcuni di loro pensano che zattera abbia portato qualcuno, altri che non abbia trasportato nessuno. Il prigioniero stesso, sentendo queste congetture, immagina ogni genere di cose.


Ebbene, il soccorritore è il Sufi, che va alla ricerca del prigioniero con la zattera, la quale rappresenta i mezzi che egli usa per affrontare il problema. Il 'nuovo mezzo di trasporto', che sarà usato in seguito, rappresenta i metodi che vengono escogitati dal soccorritore sulla base della sua esperienza e della sua conoscenza. Il castello rappresenta le convinzioni provenienti dall'ambiente, mentre i soldati rappresentano quelle soggettive, comprese le supposizioni.


da L'Io che comanda di Idries Shah

In Arabian Night



In Arabian Nights esamina il modo in cui le storie vengono usate per trasmettere idee, informazioni e valori in Marocco e nel mondo arabo … in un modo che da noi in Occidente è andato quasi del tutto perduto. Dimentichiamo che le storie sono state usate per millenni per l’insegnamento – come una pesca, hanno una deliziosa polpa esterna da gustare per far sì che il valore profondo, il nocciolo, sia trasmesso in modo che possa crescere. Noi releghiamo le storie al ruolo di intrattenimento per i bambini, mentre in effetti possono essere decodificate e usate per istruire.

In Arabian Nights, (la cui pubblicazione è prevista per dicembre negli Stati uniti e per la primavera 2008 nel Regno Unito), getta una luce sulla conoscenza che permette di decriptare le storie che tutti abbiamo sentito nella nostra vita, e illustra come essa sia là per essere compresa da noi. Nello stesso tempo è un libro sulle fondamenta culturali nascoste sulle quali il Marocco poggia.

Il Marocco è un paese arabo immerso nella storia, un regno di ricchi tessuti, di spezie aromatiche, e credenze magiche, adagiato su una tela culturale dai vibranti colori. Colpo di gomito nell’angolo nord-occidentale dell’Africa, è il ponte tra Oriente ed Occidente, separata dall’Europa soltanto da 8 miglia d’acqua.

Arrivare in Marocco può essere come entrare nel mondo de Le Mille e una Notte. È una terra governata da antichi codici d’onore, di dovere, di cavalleria e di rispetto. Questi valori sono stati tramandati per secoli da madre in figlia, da padre in figlio. Sono un ancestrale diritto di nascita ereditato attraverso un sistema una volta ben conosciuto in Occidente, ma da lungo tempo calcificato.

Quella di Tahir Shah è una famiglia di narratori di storie da mille anni. Ogni generazione ha tramandato alla successiva un vasto corpus di storie, e la conoscenza segreta per attivare la saggezza conservata al loro interno.

Come il testimone di una staffetta, le storie vengono passate attraverso i secoli, pronte ad agire come un manuale di istruzione per il mondo.

In Arabian Night mostra il Marocco in un modo in cui questo regno non è mai stato presentato prima, osservandolo attraverso l’antico uso delle sue storie come strumento di insegnamento.

Nello stesso tempo, Tahir svela la preoccupazione della sua famiglia per questa matrice segreta e studia come l’Occidente possa ancora una volta beneficiare della profonda conoscenza contenuta nelle storie che noi ogni giorno disprezziamo o diamo per scontate.

moschea di cordova


L'alhambra - bifora


La pietra preziosa

Tutta la saggezza del mondo, secondo Daudzadah, è contenuta in questo antico racconto tradizionale, che racchiude più livelli di senso. In un regno lontano, luogo di perfezione, c'era un re giusto che viveva in grande felicità con sua moglie ed i due meravigliosi figli. Un giorno il padre chiamò suo figlio e sua figlia e disse loro: "E' venuto il momento per voi, così come viene per tutti, di partire. Sbarcherete su una terra situata ad una distanza infinita. Cercherete, troverete e riporterete una pietra preziosa". I due viaggiatori, travestiti, si lasciarono condurre su una terra straniera in cui quasi tutti gli abitanti trascinavano un'esistenza cupa. Era tale l'effetto di quel luogo che i due fanciulli persero contatto fra di loro e andavano senza scopo, come addormentati. Talvolta intravedevano delle immagini fantomatiche del loro paese d'origine e della pietra, ma tale era il loro stato che ciò non faceva che incitarli a sprofondare maggiormente nei loro sogni. Sogni che essi cominciarono a scambiare per realtà. Quando il re fu informato della situazione critica in cui si trovavano i suoi figli, fece loro pervenire un messaggio tramite un saggio servitore nel quale riponeva ogni fiducia: Ricordatevi la vostra missione, svegliatevi dal vostro sogno, e rimanete insieme. Il messaggio li risvegliò.
Con il sotegno della guida inviata in loro soccorso, affrontarono gli immensi pericoli che circondavano la pietra.
Con l'aiuto magico della pietra tornarono nel loro reame di luce per rimanervi per sempre in una felicità accresciuta.

L'alhambra - particolare


Erri De Luca a Roma





Danza Greca - Hassapiko politiko

L'assetato e l'acqua

Un uomo aveva sete ed arrivò in prossimità di un fiume. Tuttavia, non poteva giungere fino all'acqua perché c'era un muro che gliene impediva l'accesso.
Allora l'uomo staccò un mattone dal muro e lo buttò nell'acqua. Il rumore che si produsse fu una delizia per le sue orecchie. Egli andò avanti così, mattone dopo mattone, finché la gente gli chiese perché lo stesse facendo.
Egli rispose:
"Per due motivi. Il primo è che mi piace il suono che fa l'acqua a contatto con il mattone, che è come una musica per chi ha sete. E il secondo è che, ad ogni mattone che tolgo dal muro, mi avvicino un po' di più all'acqua".
Più l'uomo ha sete, più si strugge anche per il solo rumore dell'acqua, e più e più velocemente strappa i mattoni dal muro.