giovedì 15 ottobre 2009

La Zattera

Il sé reale, il sé interiore dell'essere umano è imprigionato. Due fattori lo mantengono così: le supposizioni e l'attività dell'io secondario e ivincoli, superficiali, ma potenti, del condizionamento e dell'ambiente. Il Sufi deve fare ciò che può per entrare in contatto con il sé interiore e, attraverso la sua collaborazione, eludendo e annullando gli effetti dell'opposizione, aiutare nell'autorealizzazione.


Immaginate un uomo che intenda liberare un prigioniero da un castello in un'isola. Costruisce una zattera di giunchi, appena sufficiente a sopportare il suo peso, e naviga di notte fino alla spiaggia davanti al castello. I soldati di guardia vedono la zattera e vi montano subito sopra. Perciò la zattera affonda, mentre il soccorritore si nasconde nel buio. "Questa zattera non è un granché; è affondata non appena vi siamo saliti sopra. Non si tratta di un tentativo serio".

Essi giungono inoltre alla conclusione che il prigioniero non possa scappare, visto che la zattera è affondata. alcuni di loro pensano che zattera abbia portato qualcuno, altri che non abbia trasportato nessuno. Il prigioniero stesso, sentendo queste congetture, immagina ogni genere di cose.


Ebbene, il soccorritore è il Sufi, che va alla ricerca del prigioniero con la zattera, la quale rappresenta i mezzi che egli usa per affrontare il problema. Il 'nuovo mezzo di trasporto', che sarà usato in seguito, rappresenta i metodi che vengono escogitati dal soccorritore sulla base della sua esperienza e della sua conoscenza. Il castello rappresenta le convinzioni provenienti dall'ambiente, mentre i soldati rappresentano quelle soggettive, comprese le supposizioni.


da L'Io che comanda di Idries Shah

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